Il pallone gonfiato delle biomasse

“Non siamo contro gli impianti se utilizzano scarti di lavorazione non altrimenti riciclabili, ma crediamo che gli incentivi pubblici a loro destinati generino una distorsione del mercato sia in termini economici sia ambientali. Abbattere nelle foreste interi alberi e bruciarli per uso energetico su grande scala ha pesanti ricadute sull’ambiente e sul mantenimento della biodiversità. Se poi lo si fa con denaro pubblico allora la cosa è ancora più incomprensibile. Riteniamo invece utile affermare il principio dell’uso a cascata dei materiali, favorendo quelli più nobili e a maggior valore aggiunto e lasciando in ultima ipotesi la termovalorizzazione”.

Il virgolettato (tratto da un articolo di ilfriuli.it riportato sotto) descrive in poche parole ciò che sta accadendo in Toscana e in tutta Italia.

Le sovvenzioni UE per le centrali a biomasse falsano il mercato dell’energia, rendendo vantaggiose le centrali che sarebbero in perdita. L’utilizzo previsto, del cippato da scarti di manutenzione e lavorazione è rimasto in un angolo. Mettendo insieme gli incentivi per le centrali a biomasse e i finanziamenti per la “direttiva alberi” liberamente interpretata, le nostre amministrazioni e i consorzi di bonifica fanno cassa col taglio dissennato del patrimonio arboreo cittadino e forestale. Il combustibile viene reperito ovunque. Non si va per il sottile, alberi adulti sani tagliati a boschi interi.

Le biomasse vengono capziosamente inserite tra le energie cosiddette rinnovabili. In verità essendo il tempo di crescita di un albero adulto di almeno 20-30 anni, la rinnovabilità è in quel lasso di tempo. Oltre alla produzione di ossigeno, gli alberi di alto fusto immagazzinano nel loro tronco e nella chioma grandi quantità di carbonio togliendolo dall’atmosfera, contribuiscono in modo importante alla resilienza climatica, rendono ricchi e vitali gli ecosistemi cittadini e non. La loro presenza inoltre è un toccasana per la salute psicologica e per l’umore di chi ha la fortuna di vederli ogni giorno. Queste piante vengono consumate in poco tempo per produrre quantitativi di energia piuttosto modesti.

Sono impianti a bassa densità energetica per cui, a parità di energia prodotta, implica un maggiore ingombro e peso, se confrontata ai tradizionali combustibili fossili. Questo si traduce in un maggior impegno di mezzi di trasporto e in una più onerosa movimentazione. Difatti la legna è caratterizzata da un basso potere calorifero. Il “potere calorifico” (kj/kg o kcal/kg o Kwh/kg; j=w/s) esprime la quantità massima di calore che si può ricavare dalla combustione completa di 1 kg di sostanza combustibile (o 1 m3 di gas) a 0 °C e 1 atm.

Un vero e proprio business gonfiato dagli incentivi. Non manca neanche lo sfruttamento da parte della criminalità organizzata.

SALVIAMO I NOSTRI TERRITORI DAL SACCHEGGIO.

AUTODETERMINAZIONE E AUTOGOVERNO DEI TERRITORI.

Dalla Calabria al Friuli proponiamo i punti di vista sul territorio, ecco alcuni articoli:

https://www.corrieredellacalabria.it/2017/05/11/centrale-biomasse-parentela-vuole-la-verita-sugli-incentivi/

https://www.corrieredellacalabria.it/2020/11/21/le-biomasse-un-affare-per-i-clan-ogni-mese-prendiamo-300mila-euro/

Pesante taglio dei boschi della Montagnola Senese: dove sono le necessarie autorizzazioni?

https://www.ilfriuli.it/articolo/economia/stop-ai-sussidi-pubblici-per-le-centrali-a-biomasse/4/237925?fbclid=IwAR0LlJY1TFGjSSNzUwpj_qgMOH2unu4pqEZd6DFYppyLg5HgRa6Fp1-IDRU